Bongiorno porta Greggio all’accordo col Fisco

Pena convertita in 45mila euro dopo che il conduttore televisivo ha firmato una transazione da 20 milioni di euro

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Ha patteggiato sei mesi di reclusione, convertiti in 45mila euro di pena pecuniaria. Giulia Bongiorno ha messo così fine alla vicenda giudiziaria che vedeva il suo assistito, Ezio Greggio (in foto), accusato di reati fiscali davanti al tribunale di Monza.

La sentenza è stata pronunciata mercoledì mattina dal gup Pierangela Renda, che ha accolto la richiesta di pena concordata con la procura dopo che il conduttore televisivo ha firmato una transazione da 20 milioni di euro con il Fisco Italiano.

Il con il Fisco era nato a seguito di accertamenti partiti nel 2013 in virtù della residenza monegasca di Greggio, grazie alla quale gli sarebbe stato pagato lo stipendio con regime fiscale agevolato. Residenza che gli investigatori contestavano come fittizia.

http://www.toplegal.it/news/2015/10/15/16327/bongiorno-porta-greggio-allaccordo-col-fisco

Meredith senza giustizia Colpa di giudici e polizia

Se la stampa inglese e quella americana, che da fronti opposti si sono occupate a lungo del delitto di Perugia, leggeranno le motivazioni – depositate ieri – della sentenza della Cassazione che ha chiuso definitivamente il caso, l’immagine del nostro sistema giudiziario non ne uscirà migliorata.

Perché nelle 52 pagine in cui assolvono definitivamente Amanda Knox e Raffaele Sollecito dall’accusa di avere ucciso – la sera dell’1 novembre 2007 – la giovane Meredith Kercher, i giudici della Quinta sezione usano la clava verso buona parte di chi ha lavorato al caso: gli investigatori e la polizia, in primo luogo; ma anche i giudici dei processi precedenti, che hanno dato vita a un andirivieni di condanne e di assoluzioni incomprensibili all’opinione pubblica.

Per la Cassazione, è sicuro che Amanda fosse nella casa del delitto, e Raffaele era con lei: ma le certezze si fermano qui. Nulla dimostra che abbiano aiutato Patrick Guede ad uccidere la ragazza americana. Eppure le prove si sarebbero potute trovare, se il «deprecabile pressapochismo nella fase delle indagini preliminari» non avesse causato danni irreparabili: il caso più eclatante riguarda il gancio del reggiseno di Meredith, abbandonato sul pavimento della stanza del delitto, per 46 giorni durante i quali «vi furono altri accessi degli inquirenti che rovistarono ovunque spostando mobili ed arredi. Il gancetto fu forse calpestato o comunque spostato. All’atto della repertazione, il gancetto veniva passato di mano in mano degli operanti che peraltro indossavano guanti in lattice sporchi»: un comportamento che rende inattendibile qualunque analisi del Dna. Ma c’è anche la «discutibile scelta strategica dei genetisti della polizia scientifica» che distrussero le minime tracce presenti su un coltello a casa di Amanda, rendendo impossibile capire se si trattasse di sangue o altro Dna. Fino all’episodio più surreale, i computer di Amanda e Meredith «incredibilmente bruciati da improvvide manovre degli inquirenti».

«Clamorose defaillances, amnesie investigative, colpevoli omissioni»: figlie anche della «spasmodica ricerca di uno o più colpevoli da consegnare all’opinione pubblica internazionale». I giudici di Firenze che, ciò nonostante, condannarono Amanda e Raffaele vengono accusati di avere voluto «ovviare a incolmabili vuoti investigativi» con argomenti logici «meramente assertivi ed apodittici» e con «vistosi errori»; e ce n’è anche per la Cassazione che nel 2013 annullò le prime assoluzioni, facendo «incursione nel merito e debordando dai limiti istituzionali».

Ora il caso è chiuso, con un solo colpevole: Rudy Guede, l’ivoriano condannato in via definitiva a 16 anni, come esecutore materiale «in concorso con altri». Ma chi erano i suoi complici, se Amanda e Raffaele sono innocenti? Giulia Bongiorno, legale di Sollecito, spiega che «i complici non esistevano, Guede ha fatto tutto da solo»; e le sentenze che lo condannarono scrivendo il contrario sono frutto delle lacune dell’indagine. La Cassazione, a dire il vero, anche ieri scrive che non fu così: Guede non può avere ucciso Meredith senza aiuti. Ma è certa «l’impossibilità che sulla scena dell’omicidio non fossero residuate tracce» di Sollecito e della Knox «in caso di loro partecipazione all’omicidio». Ma le tracce non ci sono: «Un monolite invalicabile».

Vittoria doppia per la Bongiorno che annuncia una «richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione».

http://www.ilgiornale.it/news/politica/meredith-senza-giustizia-colpa-giudici-e-polizia-1167976.html

 

“Processo Meredith, enorme follia”. Bongiorno: chi ha sbagliato paghi

Roma, 9 settembre 2015 – «IN GENERALE, non mi fa paura l’errore giudiziario, perché ci può stare. I giudici possono anche sbagliare facendo bene il proprio dovere, pur essendo meticolosi e analitici. Quello che non ci sta sono ‘le clamorose defaillances’, le ‘amnesie investigative’, le ‘colpevoli omissioni di attività d’indagine’. Non è un problema di norme, ma dei protagonisti della giustizia. Se si trovano nei brogliacci delle intercettazioni offese agli intercettati («fanno le stronze»), com’è accaduto in questo processo, allora il problema non sta nelle leggi. La sentenza offre spunti anche per valutare profili di eventuale responsabilità di alcuni protagonisti. Il procuratore generale presso la Corte di Cassazione e i ministri competenti potrebbero approfondire questi aspetti».

sollecito

Giulia Bongiorno, l’avvocato di Raffaele Sollecito non perdona e parla della sentenza della Cassazione, che ha assolto per sempre Amanda e Raffaele, come di uno straordinario atto di coraggio.

Quindi ci vogliono procedimenti disciplinari per evitare che la storia di questo processo non resti una pagina volante di giustizia?

«La sentenza è aderente agli atti e non parla per caso di errori clamorosi. Credo sia possibile e utile approfondirli. Le funzioni dei magistrati, come quelle degli investigatori, sono delicatissime: chi non è all’altezza è giusto che non segua in futuro questo tipo di inchieste».

Pensa di attivare la responsabilità civile dei magistrati?

«È una delle possibilità previste dall’Ordinamento. Per adesso ci concentreremo sull’istanza per ingiusta detenzione, anche se il tipo di danno subìto da Raffaele è assolutamente irreparabile. Questo ragazzo è stato in carcere per quattro anni nella fase più cruciale della sua vita e la sua immagine proiettata in tutto il mondo come quella di un assassino».

E quale può essere una cifra? «È difficile indicare una cifra adeguata in un caso del genere, comunque il massimo previsto dal codice è 516mila euro».

Cosa lascia questa sentenza alla storia del processo?

«Che questo girone infernale, in cui si sono trovati i due imputati, poteva essere evitato».

Cosa cambia nel panorama giudiziario con questo processo. C’è un prima e un dopo?

«Spero che, calato il sipario su questo processo, resti memoria della sofferenza che ha cagionato e della importanza di coltivare il dubbio. A prescindere da questa vicenda, la fase investigativa è fondamentale. A volte si dimenticano le tecniche tradizionali della investigazione: l’analisi meticolosa, la ricerca dei riscontri, la individuazione di piste alternative. Vorrei aggiungere che il magistrato dovrebbe avere sempre il coraggio, ove si renda conto di aver imboccato una strada sbagliata, di tornare sui propri passi. Contesto l’abuso che oggi si fa dello strumento della custodia cautelare: chi arriva al processo da detenuto viene spesso guardato già come colpevole. La pena deve essere scontata dopo il processo e solo quando si ha certezza della responsabilità penale».

L’ex procuratore di Prato, Piero Tony ha parlato di protagonismo di alcuni magistrati…

«Non so se gli errori siano stati frutto di protagonismo. Soprattutto, ha pesato una ‘sentenza di condanna’ definitiva scritta dopo appena tre giorni. Oggi, troppo spesso, si cerca di chiudere in fretta le inchieste e ci si innamora un po’ troppo del primo sospettato».

Però c’è un passaggio della sentenza in cui i giudici credono alla presenza, quantomeno di Amanda sul luogo del delitto. Cosa significa a suo avviso?

«Sottolinea ancora di più l’errore. Se Amanda può avere avuto un ruolo è stato da spettatrice e anche su questo profilo vi è stata una carenza investigativa. La sentenza insiste soprattutto sulla granitica certezza della assenza dei due nella stanza di Meredith»

http://www.lanazione.it/umbria/meredith-sollecito-bongiorno-1.1283438#

Sindacopoli, dopo 3 mesi Tore Pinna va ai domiciliari

DESULO. I giudici del tribunale di Cagliari hanno accolto la richiesta dell’avvocato Giulia Bongiorno e concesso gli arresti domiciliari a Salvatore “Tore” Pinna, l’ingegnere di Desulo considerato il “dominus” della presunta organizzazione che gestiva affari e lavori pubblici in numerosi Comuni della Barbagia. Era in carcere dal 29 aprile quando i carabinieri avevano messo a segno un blitz che aveva portato in carcere oltre all’ingegnere di Desulo alcuni sindaci, diversi amministratori e numerosi tecnici di una decina di Comuni nell’ambito della cosidetta inchieta “Sindacopoli”. È un personaggio molto noto Tore Pinna, dalle amicizie molto influenti. Amato nei salotti della politica. Raccomandarsi a lui voleva dire riuscire a ottenere finanziamenti e realizzazione degli appalti. Diplomato perito tecnico e laureatosi in ingegneria in tarda età, con grande impegno si era costruito una reputazione di ferro nel settore delle progettazioni, attorniandosi di professionisti bravi e qualificati. Secondo l’accusa Pinna sarebbe il capo di un’associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta e alla corruzione e di connivenza a più livelli con sindaci e tecnici comunali.

Evasione, il gup: “Sì a patteggiamento per Nannini”

La strategia di Gianna Nannini è stata valida. La cantante, infatti, puntava al patteggiamente per il procedimento che la vedeva accusata di una presunta evasione fiscale di 3 milioni e 750mila euro.

La difesa della rockstar, coordinata dall’avvocato Giulia Bongiorno, è riuscita a raggiungere nei giorni scorsi un accordo con la Procura di Milano sul patteggiamento, che è stato formalmente accolto oggi dal gup di Milano Fabio Antezza.

Il difensore della cantante, Giulia Buongiorno, ha sottolineato: “Gianna Nannini è amareggiata e sorpresa dalla vicenda, nel ribadire l’assoluta trasparenza della propria condotta, nega recisamente qualsiasi interposizione fittizia con società estere e sottolinea che gli addebiti sono riferibili esclusivamente all’operato di soggetti terzi nei quali nutriva una sconfinata e tuttavia malriposta fiducia. La decisione della Gmg Musica Srl di sancire un accordo conciliativo con l’Agenzia delle entrate deriva dalla volontà di mettere al più presto la parola fine ad un doloroso capitolo giudiziario. In questo quadro si inserisce la decisione di Gianna Nannini di collaborare con la Procura, nella persona del dottor Adriano Scudieri, e così definire il procedimento con il rito del patteggiamento

 

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/presunta-evasione-gup-s-patteggiamento-gianna-nannini-1146634.html

Gian Mattia D'Alberto - lapresse 14-02-2015 Sanremo IM spettacolo   Sanremo 2015 - 65mo Festival della canzone italiana  serata finale  nella foto: Gianna Nannini   Gian Mattia D'Alberto - lapresse 14-02-2015  Sanremo IM enterteinment Sanremo 2015 -  65th Italian Song Festival In the photo: Gianna Nannini

 

Dal mese di giugno, lo Studio legale Bongiorno apre una nuova sede nel centro di Milano, in via Fratelli Gabba 6

Lo Studio legale guidato dall’avvocato Giulia Bongiorno – che ha sede anche a Roma, in piazza di San Lorenzo in Lucina 26 – opera da anni in tutta Italia sul versante del diritto penale, ed è attivo in particolare nel ramo della criminalità economica o d’impresa (reati finanziari, tributari, fallimentari, societari, bancari e i recentissimi ambientali).

Molto ampio il ventaglio dei servizi offerti: consulenza legale e due diligence penale preventiva; contenzioso penale; predisposizione e aggiornamento dei modelli organizzativi (231); ricorsi CEDU; misure di prevenzione; giustizia sportiva.