Bongiorno: «Tavecchio provocato. E’ una vittima»

Il noto avvocato difende il n. 1 Figc nel caso “ebreacci” e “gay”: «Registrazione manipolata»

LA NOTIZIA

Carlo Tavecchio passa al contrattacco. Il presidente della Federcalcio ha deciso di affidarsi al celebre avvocato Giulia Bongiorno e denunciare il direttore del sito Soccerlife Massimiliano Giacomini, dopo che il «Corriere della Sera» ha reso pubblico un colloquio in cui Tavecchio parla di «ebreacci» e «gay» con il giornalista. Il n. 1 federale ha diffuso una nota: « C’è un preciso disegno volto a danneggiarmi e, se possibile, a estromettermi: ho chiesto all’avvocato Giulia Bongiorno di denunciare il signor Giacomini che mi ha teso una trappola e, per farlo, non ha esitato a consumare il reato di trattamento illecito di dati personali».

Alessandro Catapano

ROMA

Giulia Bongiorno non è solo un celebre avvocato, peraltro ormai con un lungo percorso nella giustizia sportiva. E’, a suo modo, anche un’attivista dei diritti delle donne. Nel 2011 partecipò, da deputato di Futuro e Libertà, alla manifestazione «Se non ora, quando?», proprio per il rispetto e la dignità femminili. Ma allora perché oggi, detta brutalmente, difende Carlo Tavecchio, quello delle «donne handicappate»? «Chiariamo subito – precisa – : in passato il presidente ha avuto delle uscite infelici, per cui ha subito un massacro mediatico. Anch’io le ritenni sbagliate, poi apprezzai le sue scuse. Ma oggi stiamo parlando di una cosa ben diversa».

Ecco, avvocato: ci aiuti a capire di cosa stiamo parlando. E ci spieghi la sua discesa in campo.

 «Semplice. Tavecchio è vittima di una trappola tesagli da questo Massimiliano Giacomini, che agisce da agente provocatore. Proprio come quei poliziotti che hanno il compito di provocare un sospettato, spingendolo a commettere un reato».

E questo è stato sufficiente a convincerla?

«No, evidentemente. La registrazione è stata realizzata all’insaputa di Tavecchio, e secondo noi, manipolata. Poi passata ad un giornale, non si sa da chi, a distanza di mesi. Oltretutto, ci risultano 41 minuti di conversazioni, mentre noi ne abbiamo potuti ascoltare solo 47 secondi, lavorati ad arte. Dove sono finite le altre parole di Tavecchio, che avrebbero dato tutt’altro spessore alla registrazione? Materiale sufficiente ad ipotizzare il reato di trattamento illecito di dati e manipolazione. Faremo un esposto all’autorità giudiziaria contro Giacomini e ignoti, in cui chiederemo innanzitutto il sequestro della conversazione, in modo da poterla ascoltare tutta».

Insomma, Tavecchio è una vittima. Ma lei ci crede davvero?

«Si. Ci ho riflettuto tre giorni. E a parte la sincerità con cui il presidente si è detto stupito e amareggiato dalla situazione, che sia stato vittima di un trabocchetto mi pare evidente».

Vendetta per i finanziamenti negati?

«Guardate, io devo ancora svolgere le indagini difensive. Ma intanto, posso dirvi che abbiamo tutta la documentazione relativa alle richieste avanzate da questo signore. Inoltre, poù di una persona ha raccontato a Tavecchio dei propositi di vendetta di Giacomini. Li chiameremo a testimoniare. Però, consentitemi, vorrei innanzitutto rimettere le parole al proprio posto».

«Ebreaccio», «non ho niente contro gli ebrei ma è meglio tenerli a bada», «i gay mi stiano lontani», «io sono normalissimo». Sono queste le parole da rimettere a posto?

«Guardi, il problema è il passato di Tavecchio. Sono proprio le precedenti uscite, infelici si è detto, che consentono a Giacomini di provocarlo. Perché, ad esempio, l’”ebreaccio” è detto in modo scherzoso, il presidente lo ha chiarito. E lo stesso immediatamente dice di “non aver nulla contro gli ebrei”. Eppure, estrapolando il termine dal contesto e approfittando dei precedenti, si fa apparire Tavecchio come un antisemita. Ma è esattamente il contrario. Nel corso della registrazione, assistiamo ad un ribaltamento dei ruoli: il presidente non esprime il proprio pensiero, nemmeno nella citazione a sproposito di Eco, ma ripete quella altrui. Ecco, questa magari è stata una leggerezza, sarebbe stato meglio dire subito “no, guarda, non la penso come te”. Anche perché avrebbe detto la verità».

Anche sugli omosessuali?

«Ma certo. Pure qui, nella parte di conversazione che non compare nella registrazione pubblicata, c’è il riferimento esplicito ad una persona che Tavecchio riteneva effettivamente… appiccicosa. Eliminata questa porzione, è ovvio che la considerazione del presidente sembri contro gli omosessuali in generale. Cos’è questa se non una manipolazione del suo pensiero?».

Tavecchio dice di avere le «prove di un preciso disegno volto a danneggiarmi e possibilmente estromettermi». Avvocato, chi sarebbero i mandanti di questo complotto?

«Se avessimo già quest’informazione, avremmo fatto nomi e cognomi. Ripeto, dobbiamo ancora svolgere le indagini difensive. Non so ancora se sia stato un fatto isolato del Giacomini o se faccia parte di un disegno più ampio. Certo, la distanza temporale che passa dalla registrazione, carpita ribadisco, alla sua pubblicazione, peraltro solo una parte, lascia molto perplessi».

Lei dal 2012 fa parte del Consiglio d’amministrazione della Juventus, le cui diatribe milionarie con la Figc di Tavecchio sono note. Non ha avuto problemi ad accettare questo incarico?

«No, questo è un caso specifico che non coinvolge la Juventus. E poi prima di accettare ho informato il presidente Agnelli, che ovviamente non ha nulla da eccepire». E questa è una notizia.

La Gazzetta dello Sport